Bianco Valente
Slow Brain

Slow Brain, è il titolo della prima personale di Bianco-Valente a Torino. Presenti sulla scena italiana e straniera da alcuni anni, gli artisti realizzeranno in occasione della mostra un’installazione video e una serie di lavori inediti, in cui il legame tra tangibile e intangibile, tema cui spesso fa riferimento il loro lavoro, è nuovamente oggetto di attenzione, ma implica qui coordinate differenti. I lavori, legati tra loro da un continuo gioco di rimandi fra la relazione naturale-artificiale e la dualità corpo-mente, sono tutti frutto delle più recenti sperimentazioni della coppia di artisti napoletani.

Slow Brain, la videoproiezione, da cui sono anche tratte le immagini delle opere a parete, è l’elaborazione e la rappresentazione video dei risultati di un esperimento scientifico, che tende a stabilire, in persone che hanno assunto diverse sostanze chimiche psicoattive, il tipo e l’intensità delle reazioni a stimoli esterni che queste sostanze determinano nelle diverse aree della corteccia cerebrale. Il risultato di quest’indagine è stato trasformato dagli artisti in immagine, un’immagine dai colori psichedelici che si muove al ritmo degli impulsi nervosi cerebrali. 

Nel video Altered State, Bianco-Valente hanno usato alcune frasi tratte dai diari che il chimico svizzero Albert Hofmann ha tenuto nel 1943, quando, subito dopo aver scoperto fortuitamente l’LSD e le potenzialità che essa aveva di alterare la percezione, decise di sperimentare su se stesso gli effetti sconvolgenti che questa sostanza aveva sulla psiche, stilando un preciso resoconto della quantità di LSD assunta, della durata del suo effetto e delle distorsioni visive e sensoriali che essa innescava.
Le pagine dei diari venivano redatte alla fine di ogni esperimento, con  parole e concetti che richiamavano alle allucinazioni e al mondo artificiale in cui Hofmann era stato proiettato dalle distorsioni chimiche indotte dall’LSD sulla sua mente. Hofmann e i suoi diari sono stati scelti da Bianco-Valente per la loro forte connotazione simbolica. Si tratta infatti del primo caso in cui un essere umano è venuto in contatto con una sostanza allucinogena di sintesi. Un documento scientifico che svela una forte componente poetica in un mondo in cui niente era più certo e definibile. 

Nel progetto Machine is dreaming Bianco-Valente hanno messo a nudo un computer nella sua essenzialità, assemblando le schede elettroniche che lo compongono direttamente sul pavimento. Alla macchina hanno dato il compito di generare un fruscio piatto (definito pink noise), ponendola poi in uno stato di sospensione, sia fisica, poggiandola su alcune compresse di sostanze psicoattive, sia “mentale”, facendole eseguire un calcolo aperiodico senza fine, i cui risultati temporanei vengono usati per modulare il fruscio generato in precedenza. Questo suono affascinante e apparentemente naturale, riprodotto da un altoparlante, viene da noi percepito come il rumore del mare, ma è in realtà un suono artificiale, il risultato di un calcolo numerico che la macchina potrebbe continuare a fare all’infinito.

Galleria Antonella Nicola, Torino
BIANCO VALENTE, Slow Brain
17 novembre 2001 – gennaio 2002

Recensioni / Reviews
– Bianco Valente, Slow Brain, di T. Conti, Tema Celeste 88-89, gennaio
– Bianco Valente, Slow Brain, di D. Salani, Arte e Critica, gen/mar
– Bianco Valente, Slow Brain, di M. C. Strati, Exibart 30 novembre 2001
– Bianco Valente, L’arte elettronica della mente, Neural Online, 10 ottobre 2002
– Anche la Psiche finisce sulla tela, di Guido Curto, TorinoSette, 18-24 gennaio 2002
– Bianco Valente, di Dario Salani, Flash Art, ottobre-novembre 2001
– Bianco Valente, Flash Art, aprile-maggio 2002
– Bianco Valente, Flash Art, giugno-luglio 2002