PANTANI SURACE
Non chiedetemi perché la pioggia si trasforma in grandine, 2003

Non chiedetemi perché la pioggia si trasforma in grandine è il progetto di Lia Pantani e Giovanni Surace. L’installazione si compone di due parti: una distesa di 200 kg di coriandoli in terracotta fatti a mano e smaltati ricoprono il pavimento della galleria. Nel fragore dei colori, memoria della festa, si cela una catastrofe, riconfermata ad ogni passo scandito dal rumore di frantumazione, dallo scricchiolio dello sgretolarsi. Oggetti che dissolvono le loro pericolosità nella fragilità e nel rumore. Un lavoro in miniatura, folle, che cela un gesto di assoluta abbondanza e di generosità, da cui forse nulla, nessuna traccia sarà conservata. Il dispendio.
Dall’altro canto, un muro di gesso lancia un messaggio attraverso la scritta che si compone mediante l’infiltrazione dell’acqua piovana: È un po’ vero. Una parete sensibile che esterna un concetto, che lascia trasparire dalla propria pelle una storia, una memoria, che sussurra e traccia, come i giardini di muffa dietro gli armadi.
Entrambi i lavori conservano la memoria di una storia e le paure ad essa legate. Conservano l’essenza di un avvenuto pur mostrando quanto la forma visibile, la forma esterna, possa essere profondamente modificata. 

Galleria Nicola Fornello / Antonella Nicola e Enrico Fornello, Prato
PANTANI SURACE, Non chiedetemi perché la pioggia si trasforma in grandine / PATRICK JOLLEY, REBECCA TROST E INGER LISE HANSEN, Here After
Dal 26 marzo al 22 maggio 2004, doppia personale

Pantani Surace che lavorano in coppia dal 1995, muovendosi come una sorta di contemporanei alchimisti interessati alla mutevolezza delle cose e dei fenomeni natutrali.
Patrick Jolley, artista irlandese, impegnato sulla scena internazionale europea e americana da diversi anni e presente nei più importanti festival del cinema con le sue opere cinematografiche.

Non spigatemi perché la pioggia si trasforma in grandine: Lia Pantani and Giovanni Surace as the artists. The installation is made up of two parts: 200 kg of hand made enamelled fire-clay pellets cover the gallery floor. The noisy colours, as symbols of a feast, conceal a catastrophe, recalled by the shattering sound following each step. The objects whose danger clears up through fragility and noise. A perfectionism work, crazily accurate, hiding abundance and generosity gestures, which may vanish without leaving a trace. A sort of waste.
The writing originating from a rain water seepage on a plaster wall is a covert message: Un po’ è vero. A sensitive wall voicing a concept and whispering, its skin telling us a story, a memory, with traces being left, just like the gardens of mould behind the wardrobes.
Both works cherish the memory of a story, from which fears arose. They keep the essence of something happened while the outer shallow shape has deeply changed. 

Nicola Fornello Gallery / Antonella Nicola & Enrico Fornello, Prato
PANTANI SURACE, Non chiedetemi perché la pioggia si trasforma in grandine / PATRICK JOLLEY, REBECCA TROST E INGER LISE HANSENHere After
2004, March 26 – May 22

Pantani Surace, being working together since 1995, are concerned with the mutability of things and of the natural phenomena, and they act as a sort of contemporary alchemists.
Patrick Jolley, from Ireland, being working on the international and American scene for several years and present in the most important Film Festivals with his screen-works.